Uganda – Gorilla
BERINGEI BERINGEI
L’Africa ha soprattutto e prima di tutto un’anima. Tutti gli altri paesi del mondo hanno una storia; l’Africa, lei, ha invece un’anima che tiene il luogo della storia. Cosicchè la storia dell’Africa, alla fine quando tutto è stato detto, è la storia della sua anima
(Moravia - “Passeggiate Africane”)
1° giorno – ITALIA/ADDIS ABABA
Partenza con volo di linea per Addis Ababa. Pasti e pernottamento a bordo.
2° giorno – ADDIS ABABA (2.350 mt)
Arrivo al mattino nella capitale dell’Etiopia, incontro con la guida e trasferimento in hotel per depositare i bagagli. In seguito visita della città. Ricordiamo che la capitale dell’Etiopia, venne fondata nel 1886 ed era già la sede di Menelik II, negus di Scioa. Quest’ultimo la elesse capitale del paese nel 1889 e ordinando la costruzione del “Ghebi” (Palazzo); della Cattedrale di S. Giorgio e della stazione ferroviaria. Ma fu sotto Hailè Selassiè I che la città raggiunse un notevole sviluppo urbanistico. Nel corso della visita alla città i viaggiatori visiteranno anche il Museo Nazionale, famoso per ospitare i resti di “Lucy”, un ominide risalente a tre milioni e mezzo di anni fa. Nel Museo Etnografico si avrà l’opportunità di vedere una bella collezione di croci copte[1]. In seguito visita alla Cattedrale e alla Collina Entoto dalla quale si gode un bel panorama della città. Cena e pernottamento.
3° giorno – ADDIS ABABA/MELKA KUNTURE/ADADI MARIAM/TIYA/LANGANO (km 250)
Partenza per la visita ai siti archeologici di Melka Kunture e Tiya. Il sito preistorico di Melka Kunture venne scoperto nel 1963; quello di Tiya, ancora avvolto da molti misteri, è stato dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” da parte dell’UNESCO. Proseguimento per Langano, nella Rift Valley. La “regione dei laghi” comprende anche lo Ziway, l’Abijatta, lo Shalla, l’Awasa ed il Chamo, anche questi laghi sottoposti al “prosciugamento interno”. Si tratta di laghi che vennero generati dalle intense piogge millenarie che colpirono l’Africa durante lo stesso periodo in cui l’Era Glaciale investiva il Nord Europa. Pensione completa
4° giorno – LANGANO/CHENCHA/ARBA MINCH (km 330)
Partenza di buon mattino per raggiungere Arba Minch. Lungo il trasferimento sosta per visitare un villaggio della tribù Alaba. A circa una quarantina di chilometri prima di Arba Minch sarà effettuata una deviazione per raggiungere Chencha, il villaggio delle popolazioni Dorze[2], famosi per i lavori di tessitura e le loro abitazioni, con i tetti conici ricoperti da foglie di falso banano. I loro abiti di cotone sono tra i meglio intessuti di tutta l’Etiopia. Arrivo nel tardo pomeriggio ad Arba Minch, sistemazione, cena e pernottamento al resort. Pensione completa.
5° giorno – ARBA MINCH/LAGO CHAMO/WEYTO (TSEMAY)/JINKA (km 245)
Dopo la prima colazione si esce per pochi chilometri dalla città per raggiungere il molo da cui si parte per un’escursione sul lago Chamo, il terzo lago più grande d’Etiopia, dove si potranno ammirare moltissimi ippopotami e coccodrilli, oltre a una grande varietà di uccelli. Le sponde e le isole del lago, come quelle dell’Abaya, sono abitate da tribù contadine (i Ganjule e i Guji) anticamente cacciatori di ippopotami. Si prosegue per Jinka. Lungo la strada visita a un villaggio Tsemay. Successivamente si visita un villaggio Ari. Pensione completa.
6° giorno – JINKA/MAGO N.P./TURMI (km 290)
Visita ad un villaggio Mursi[3] all’interno del Mago N.P. Gli uomini di questa tribù si incidono la pelle con i numeri degli animali o degli uomini uccisi, mentre le donne si decorano le labbra con piattelli di argilla. A Turmi, visita ad un villaggio Hamer[4], famosi per le loro decorazioni corporee.
7° giorno – TURMI (Esc. a OMORATE e KORTCHOI km 280)
Partenza per Omorate, la regione dei Galeb, un popolo-guerriero. Pranzo al sacco. Nel pomeriggio, visita a un villaggio Karo[5].
8° giorno – TURMI/ARBORE/KONSO/ARBA MINCH (km 290)
Partenza per Arba Minch. Lungo la strada visita al villaggio Arbore, una tribù che usa gioielli fatti di perline e alluminio. Pranzo al sacco. Si prosegue il viaggio facendo una sosta a Gamole, un villaggio tradizionale dei Konso[6].
9° giorno – ARBA M./YIRGALEM/HAWASSA (km 365)
Partenza per Yirgalem. Nel pomeriggio, piccolo trekking nella foresta per avvistare le numerose specie di uccelli che in essa vivono. Partenza per Hawassa, uno dei laghi della Rift Valley. Qui i viaggiatori visiteranno il mercato del pesce. Pranzo lungo la strada.
10° giorno – HAWASSA/ADDIS ABABA
Nel pomeriggio tempo a disposizione per gli ultimi acquisti. Camere in day use per relax prima di cena (una camera ogni 4 pax). Cena in un ristorante tipico.
11° giorno – ADDIS ABABA/ITALIA
Partenza per l’Italia. Arrivo in giornata
Possibilità di estensione al Parco Nazionale del Bale (2 notti)
Hotels previsti
Azzeman Hotel o Jupiter o Kazanchis, Sapphire Hotel ad Addis Ababa – Sabana Lodge a Langano – Paradise Lodge ad Arba Minch – Buska o Turmi o Paradise lodge a Turmi – Eco Omo Lodge a Jinka – Kanta Lodge a Konso e Aregash Lodge a Yirgalem
[1] In Etiopia la forma della croce ha subito una lunga evoluzione nel corso dei secoli, legandosi anche a tradizioni locali. Sono composte con una ricca mescolanza di motivi geometrici portatori di significati religiosi. In alcuni casi possono esservi trovate influenze precristiane, infatti, le decorazioni a forma di croce sono presenti anche nelle tradizioni artistiche e religiose dell’Asia e del Mediterraneo prima di Cristo. A Lalibela, ad esempio si trovano numerose decorazioni di croci: quella maltese (come quella dei crociati); la croce egizia; la croce di Sant’Andrea; la croce latina, la croce greca e la croce del calvario.
[2] I Dorze appartengono al grande gruppo di lingua omotica dell’Etiopia meridionale. Un tempo questa era una tribù guerriera, oggi si dedica all’agricoltura e a alla tessitura (i gabbis, gli scialli di cotone). I villaggi dei Dorze sono formati da case di bambù con ognuna il proprio piccolo orto. Le case sono edifici alti (fino a 12 metri) a forma di alveare. Le pareti e il soffitto a volta sono rivestiti di paglia di enset. Se una casa (che in genere dura 40 anni) viene minacciata dalle termiti, tutto il villaggio (anziani e bambini compresi) aiuta i proprietari a spostarla in un altro luogo.
[3] La tribù nomade dei Mursi conta circa 10.000 persone e come altre vive nella valle bassa dell’Omo. Le singole comunità del villaggio, ripartono ogni 9 o 18 mesi, a seconda dei tempi di pascolo del loro bestiame. La tradizione delle donne di decorarsi le labbra con piastrelli è una pratica lunga e dolorosa. Il labbro inferiore viene aperto a fessura fin dalla pubertà e qui viene inserito il “dhebi” (il piattino di argilla). Le ragazze non devono solo produrlo e decorarlo ma, nel corso degli anni, sostituirlo con uno nuovo. Gli adolescenti vengono iniziati alla maturità attraverso battaglie cerimoniali con gli uomini di altri villaggi che sfidano con la “donga” un lungo bastone di due metri.
[4] Le tribù Hamer abitano il territorio a est del fiume Omo e hanno villaggi a Turmi e Dimeka. Sono un popolo semi-nomade, pastorale, che conta circa 42.000 persone. La raccolta del miele ed il pascolo è la loro attività principale. Rimangono per alcuni mesi ovunque ci sia abbastanza erba per pascolare, mettendo su le loro capanne rotonde. Quando l’erba è finita, passeranno ai nuovi pascoli. Questo è il modo in cui vivono da generazioni. Una volta cacciavano, ma i maiali selvatici e le piccole antilopi sono quasi scomparsi dalle terre in cui vivono; e fino a 20 anni fa, tutta l’aratura veniva fatta a mano con bastoni da scavo. Come altri popoli africani (i Masai o gli Himba) la divisione de lavoro è legata al sesso e all’età. Le donne si occupano delle coltivazioni (sorgo, fagioli, zucche) e del reperimento dell’acqua; mentre gli uomini si occupano del bestiame e del pascolo.
[5] La tribù Karo è la più piccola tribù dell’Etiopia meridionale che risiede lungo le rive del fiume Omo. Le condizioni di vita difficili hanno ridotto il numero della tribù. Ora il loro numero è intorno al 1000; anche i Karo amano decorarsi il volto con gesso bianco ed ocra rossa. Adulti e giovani indossano tutti i tipi di ninnoli, perle e ghirlande fatte di ali di insetto. Quando questa tribù era ricca di bestiame, i Karo erano noti per le loro magnifiche case, adesso vivono in leggere capanne coniche. Ogni famiglia Karo possiede “due case”: l’Ono (la capanna-salotto) e la “Gappa” (che il centro di numerose attività domestiche). Pochi sanno che anche questa tribù è minacciata dalla costruzione di numerose dighe (con l’aiuto di imprese italiane) sul fiume Omo costruite per sviluppare vaste piantagioni commerciali che rischiano (per usare un eufemismo) il fragile ambiente delle tribù dell’Omo ed il loro sostentamento, legato al fiume e alla sua piena annuale.
[6] La tribù dei Konso è culturalmente e linguisticamente legata ai popoli Oromo. A differenza della maggior parte delle popolazioni etiopiche, i Konso vivono in grandi villaggi, ciascuno governato da un consiglio autonomo di anziani. Lo stato sociale di tutti i maschi e di alcune femmine è definito da un sistema di classificazione della generazione. Sebbene un grado di generazione comprenda teoricamente gli uomini in un’intera regione, in realtà non funziona oltre i confini di ogni villaggio e quindi non impedisce conflitti tra questi. La parentela è calcolata in nove clan esogamici, patrilineari e in lignaggi diretti da sacerdoti e attraverso i quali viene ereditata la proprietà. Gli artigiani formano una classe sociale distinta. Sebbene la poligamia sia accettata, pochi uomini possono permettersi più di una moglie. L’economia del Konso si basa su un’agricoltura eccezionalmente intensiva che comporta l’irrigazione e il terrazzamento dei pendii montani. Mais (mais) e numerose varietà di sorgo sono le colture di base, e il cotone e il caffè sono colture da reddito. Per proteggere i campi, i Konso mantengono il loro bestiame nelle stalle e li nutrono a mano. Usano sia il latte e la carne di bovini sia la carne di pecore e capre come cibo, e lo sterco degli animali viene raccolto per fertilizzante. Non mangiano, per tabù, molti altri animali. I Konso sono famosi per l’erezione di “wagas”, statue commemorative per un uomo morto che ha ucciso un nemico o un animale come un leone o un leopardo. Queste incisioni in legno stilizzate sono disposte in gruppi, rappresentando l’uomo, le sue mogli e i suoi avversari sconfitti (uomini o animali).
La quota comprende
Sistemazione in hotel 3/2 e migliori disponibili – Trattamento di pensione completa – Guida locale parlante italiano – Da 1 a 4 persone i trasferimenti sono in 4x4, da 5 a 6 persone in mini bus - Attività indicate – Assicurazione medico-bagaglio e Kit di viaggio
La quota non comprende
Voli intercontinentali ed interni (a partire da € 320,00 in bassa e a partire da € 420,00 in alta) – Tasse aeroportuali – Voli interni - Spese consolari – Quota d’iscrizione € 60,00 p.p. –– Mance – Extra – Quanto non espressamente indicato
STAGIONE TURISTICA 2017/18
9,16 lug
6 e 13 ago
3 e 10 set
12 e 19 nov
3 e 31 dic